Teen dating violence: un fenomeno che riguarda la violenza all’interno delle prime relazioni sentimentali tra adolescenti. E che non possiamo stare a guardare…
CHIARA ITALIA intervista GLORIANA RANGONE, psicologa e psicoterapeuta familiare e responsabile del settore clinico del CTA.
“Farmi quelle foto non mi è mai piaciuto, mi faceva sentire stupida ma lui mi aveva convinta che era un segno del mio amore per lui, e allora le ho fatte e gliele ho mandate con WhatsApp… Poi lui le ha mandate a tutti i ragazzi della scuola, ridono di me e mi fanno le battute. Non so come uscire da questa situazione, come farli smettere. Penso seriamente di uccidermi perché non ho altra via di uscita”.
È lo stralcio tratto dalla testimonianza di un’adolescente vittima di “Teen dating violence”, una forma di violenza generata all’interno della giovane relazione sentimentale. Un fenomeno purtroppo molto frequente, sia per quello che ci dicono gli sportelli scolastici, sia per le situazioni che afferiscono direttamente al CTA sulla base di patologie conclamate. Per saperne di più abbiamo intervistato Gloriana Rangone, psicologa e psicoterapeuta familiare, e responsabile del settore clinico del CTA – Centro di Terapia dell’Adolescenza.
È un fenomeno molto studiato negli USA, in Canada e nei paesi del Nord Europa e che in Italia comincia adesso a essere oggetto di attenzione. Il termine non è facilmente traducibile in italiano ma riguarda la violenza all’interno delle prime relazioni sentimentali tra adolescenti (“dating” nella cultura americana significa infatti uscire con qualcuno, avere un appuntamento). Vediamo esattamente di cosa si tratta.
Dottoressa Rangone, quanto è diffusa in Italia la “Teen dating violence”?
La violenza all’interno della coppia di giovani adolescenti – appunto la Teen dating violence – è un fenomeno purtroppo abbastanza ricorrente. Secondo dati Istat, infatti, 5 ragazzi su 10 non esiterebbero ad alzare le mani sulla loro partner e 2 ragazze su 5 pensano che alzare le mani su una ragazza sia un atto di virilità (dati 2015). E secondo un’indagine di Telefono Azzurro e Doxa – meno recente ma più dettagliata – su più di 1500 adolescenti italiani tra gli 11 e i 18 anni (52% maschi, 48% femmine), emerge come al 22,7% del campione sia capitato di subire urla da parte del o della partner: il 13,9% riferisce di essere stato o stata oggetto di insulti, mentre il 32,8% degli intervistati conosce qualcuno che è stato insultato dal o dalla partner (dati 2014).
Numeri che fanno capire quanto questo fenomeno sia pericoloso anche perché si verifica nell’area della coppia. Da un certo punto di vista, infatti, potrebbe essere assimilato al bullismo, ma – in più – conserva anche alcune tipicità dei legami tra adulti che vediamo qui brevemente:
- È un legame emotivo tra l’autore e la vittima della violenza (aspetto che nel bullismo è assente);
- C’è uno squilibrio di potere nel rapporto di coppia, quindi qualcuno comanda sull’altro;
- È una forma di violenza che avviene in un contesto che, invece, dovrebbe essere protettivo e sicuro.
Esploriamo un po’ questo fenomeno: di che tipo di violenze stiamo parlando?
Può essere una violenza psicologica, fisica o sessuale, ed esprimersi in una richiesta che tocca anche tutte e tre queste aree:“non ti devi più mettere la minigonna”, “devi dimagrire di almeno cinque chili”, “non ti devi più truccare”, “non devi più vedere amici se non con me”.
La richiesta – fatta come se fosse una manifestazione di “amore” ma esercitata come una forma ricattatoria di potere – può contenere una minaccia fisica, oppure trattandosi di adolescenti entrano in pista le nuove tecnologie che vengono usate per inviare in rete – o minacciare di inviare – video o foto che ritraggono il soggetto in atteggiamenti sconvenienti.
Ecco uno stralcio della storia raccontata da una ragazzina adolescente:
“Farmi quelle foto non mi è mai piaciuto, mi faceva sentire stupida ma lui mi aveva convinta che era un segno del mio amore per lui, e allora le ho fatte e gliele ho mandate con WhatsApp… Poi lui le ha mandate a tutti i ragazzi della scuola, ridono di me e mi fanno le battute. Non so come uscire da questa situazione, come a farli smettere, penso seriamente di uccidermi perché non ho altra via di uscita”.
A livello sistemico, avete constatato una correlazione tra le vittime e particolari situazioni familiari? Quali sono quindi i fattori di rischio?
Assolutamente sì, e non solo le vediamo noi nella nostra esperienza, ma sono anche convalidate dalle ricerche. C’è per esempio uno studio importante di Maura O’Keefe che ha identificato i fattori di rischio a carico sia degli autori sia delle vittime della violenza (Maura O’Keefe, “Teen Dating Violence: A Review of Risk Factors and Prevention Efforts “, 2005).
Vediamo quali sono i più importanti:
- Al primo posto c’è l’esposizione durante l’infanzia a situazioni di violenza domestica e riguarda, quindi, sia chi agisce il maltrattamento, sia lo subisce. E’ un fattore abbastanza intuitivo, ma che è anche utile pensare che sia convalidato dalle ricerche e che se i bambini sono esposti a queste situazioni, è più probabile che li mettano in atto nelle diverse fasi della vita.
- Altro fattore di rischio importante è il coinvolgimento in comportamenti sessuali inappropriati durante l’infanzia.
- Ancora, far parte di gruppi o situazioni familiari in cui c’è la convinzione che la violenza sia accettabile e che sia un modo per risolvere certe situazioni. E questo è un aspetto che ci chiama in causa in maniera molto forte, perché ancora adesso si sente dire da alcuni genitori old style “una sberla… quando ci vuole ci vuole”. E invece no, non c’è MAI un valido motivo per usare la violenza fisica.
- E infine, un altro aspetto che spesso fa parte di questo scenario è l’uso di sostanze stupefacenti e di alcol.
Cosa si può fare, quindi, per aiutare l’adolescente a parlare delle violenze che sta subendo?
Lo sportello scolastico può essere una risorsa, e bisogna tenere presente che le ragazze che chiedono aiuto agli sportelli scolastici nella stragrande maggioranza dei casi si sono già confidate con un insegnante. Ecco perché siamo convinti che gli insegnanti siano in prima linea: se un insegnante è stimato, importante e se sta nella relazione coi ragazzi, è altamente probabile che riceva questo tipo di confidenza, o che possa anche un po’ stimolarla, magari vedendo un cambiamento di atteggiamento nel soggetti o degli aspetti di isolamento. Il problema è che poi si trova in difficoltà e non sa cosa fare, quindi il nostro lavoro consiste anche nel sostenere gli insegnanti nel gestire questo tipo di confidenze.
Entrando quindi nel merito del campo di azione del CTA, quali sono le strategie di intervento e le prospettive di lavoro?
Il lavoro deve coinvolgere i ragazzi, con i laboratori espressivi sull’affettività e – come dicevamo – con gli sportelli scolastici, ma anche gli adulti. Rispetto al mondo adulto ci troviamo a fare i conti con schemi rigidi di accettazione del fenomeno; c’è l’idea diffusa che esso non sia così grave, e pertanto viene spesso sottostimato e banalizzato: “sono scherzi, sono cose da ragazzi”, e c’è anche l’atteggiamento che “a parlarne si fa peggio, meglio non dire niente”. Anche in assoluta buona fede possiamo trovare degli adulti che sono a conoscenza di queste situazioni e che arrivano a intervenire con grandissimo ritardo, e sappiamo bene come il ritardo incida rispetto alla diffusione in rete di certi contenuti: soprattutto se un ragazzo o una ragazza manifesta un pensiero suicidario rispetto a fenomeni del genere bisogna intervenire subito.
Cosa fare quindi se non vogliamo “stare a guardare”? Quali possono essere le modalità di prevenzione?
Certo le cose da fare sono tante, vediamole rapidamente.
- Innanzitutto è importante promuovere una conoscenza approfondita del fenomeno, sia in termini qualitativi sia quantitativi. In Italia si parla tanto del bullismo, ma questo fenomeno specifico non è così noto, sebbene sia diffuso.
- Poi un altro aspetto importante preventivo è diffondere una cultura che non giustifichi MAI l’uso della violenza in tutte le situazioni.
- Come è anche importante lavorare sulle cause remote del fenomeno, quindi essere sensibili alle situazioni di violenza intra-familiare in cui siano coinvolti dei bambini, che poi corrono il rischio di diventare vittime o aggressori.
- In termini anche molto pratici,bisogna lavorare a fianco degli insegnanti per aiutarli ad affrontare i problemi specifici, facendo formazione ma anche consulenza.
- E ovviamente lavorare coi ragazzi per coltivare e promuovere la cultura del rispetto nelle relazioni, con laboratori di espressività già alla scuola primaria e secondaria, affiancati agli sportelli psicologici o di counseling.
Quali le proposte e le iniziative del CTA in merito?
La nostra proposta consiste nell’essere presenti nelle scuole attivando sportelli scolastici con psicologi e counselor e facendo usare ai ragazzi quegli stessi strumenti tecnologici che così ben conoscono per promuovere il messaggio che tutti devono essere rispettati: un concetto che deve essere preso come una “missione virale”, da promuovere e da diffondere attraverso i canali a cui sono abituati.
La nostra idea è che la scuola – intendendo tutta la comunità scolastica, quindi anche i genitori – è un punto di riferimento, perché è lo scenario dove tutto accade e dove ci sono degli adulti a cui i ragazzi possono riferirsi. Quindi le figure degli insegnanti – così come tutte le figure educative – sono importantissime, soprattutto quando in adolescenza i ragazzi si allontanano un po’ dalle figure di attaccamento primarie – che sono i genitori – e ne esplorano altre.
Ecco perché invitiamo gli insegnanti delle scuole a contattarci per richiedere degli interventi di sostegno e per costruire insieme progetti destinati a bambini e ragazzi di ogni scuola.
PROPOSTE PROGRAMMI E INIZIATIVE CTA IN PROGRAMMA
Sono diverse le iniziative del CTA rivolte a genitori e insegnanti. La prossima in programma è il 20 febbraio 2018 alle 17.30: un webinar per genitori e insegnanti che affronterà il tema della relazione con i pari, esplorando i motivi per i quali questi rapporti siano così importanti e ricercati da bambini e adolescenti.
Il Centro Terapia dell’adolescenza (CTA) è specializzato nella diagnosi, nel sostegno, nella cura di problematiche psicologiche e relazionali di bambini, adolescenti e adulti con particolare riferimento a coloro che, durante la crescita, hanno vissuto esperienze sfavorevoli e traumi. Il modello del CTA pone l’attenzione sulle relazioni familiari, focalizzandosi sul funzionamento individuale attraverso la teoria dell’attaccamento. Il centro è specializzato altresì nella formazione di operatori che operano nel settore dell’adozione.