Un contributo di Francesco Vadilonga e Gloriana Rangone, pubblicato recentemente nel volume “Curare i bambini abusati” a cura di M.Malacrea, illustra un modello terapeutico in cui convergono conoscenze scientifiche provenienti da due ambiti di intervento che devono essere strettamente integrati: la cura dei bambini traumatizzati e la cura delle famiglie adottive.
QUANDO IL TRAUMA ATTACCA L’ADOZIONE
Francesco Vadilonga
Nelle adozioni la cura del trauma avviene a distanza dall’ambito spazio/temporale in cui il trauma è avvenuto, anche se i suoi effetti si dispiegano proprio quando i bambini costruiscono una nuova relazione di attaccamento; i loro modelli operativi, deformati dal trauma subito nel luogo di origine, possono quindi incrinare la possibilità di attaccamento buono nella nuova famiglia (Malacrea 2018). In questo contributo viene affrontata una questione specifica relativa al collocamento adottivo dei bambini traumatizzati rappresentata dall’interazione del trauma con le problematiche relative alla perdita (separazione dai caregiver biologici). In particolare viene mostrato l’intreccio di problematiche correlate al trauma dell’abuso sessuale e a quelle relative alla separazione dalla famiglia di origine e all’attaccamento alla nuova famiglia (Vadilonga, 2010). Il modello proposto dal CTA coniuga l’approccio sistemico con i contributi della teoria dell’attaccamento (Agnetti et al, 2014) e si avvale delle conoscenze sviluppate nella cura del trauma (Farina, Liotti, 2011; Malacrea, 1998; Malacrea, Lorenzini, 2002; Van der Kolk, 2015). Accoglie al suo interno gli spunti derivanti dalla teoria dello sviluppo ecologico dei sistemi di Bronfenbrenner (1992), che sottolinea come la natura dello sviluppo umano sia contestuale e interattiva, il modello transazionale di Stovall e Dozier (1998), che ci aiuta a costruire il trattamento come generatore di esperienze correttive e la teoria della funzione riflessiva di Fonagy e Target (2001), centrale per promuovere l’attribuzione di significati corretti agli eventi traumatici. Un altro riferimento di fondamentale importanza è costituito dal concetto di apertura comunicativa (Brodzinsky, 2005), che può essere considerato un prerequisito in tutte le fasi della presa in carico delle famiglie adottive.
Il metodo si sviluppa a partire dal presupposto che l’adozione debba essere messa al centro dell’intervento terapeutico e che l’adozione sia la prima e più importante terapia per i bambini adottati. Da ciò discende la necessità di una presa in carico ecologica per il trattamento: il nucleo adottivo nel suo insieme deve infatti essere considerato l’unità fondamentale dell’intervento. Sarebbe parziale curare il bambino a prescindere dai suoi genitori adottivi; un terapeuta per esempio potrebbe comprendere profondamente e condividere i vissuti dolorosi associati alla perdita e al trauma di un bambino adottato, ma se questa comprensione e condivisione non è attivata tra il bambino e i genitori l’adozione risulterebbe mutilata. Altro punto fondamentale che guida l’agire terapeutico è che i genitori, per costituirsi base sicura, debbano possedere quante più informazioni possibili sul contesto di crescita dei figli precedente l’adozione e in particolare essere a conoscenza delle esperienze traumatiche da loro patite. Purtroppo non sempre i genitori adottivi sono informati dei traumi ai quali i bambini sono stati esposti. Spesso i traumi non sono noti agli operatori che curano l’abbinamento, ma talvolta non sono comunicati ai genitori per un malinteso senso di protezione degli stessi. Il mancato o lacunoso passaggio delle informazioni sulla storia precedente può avere conseguenze molto serie, in quanto i bambini che hanno sofferto abusi sessuali possono essere un rischio per i bambini con i quali sono collocati e per qualunque altro bambino con il quale entrano in contatto; se tenuti all’oscuro, i caregiver non possono pianificare il monitoraggio e la protezione necessari per evitare il ripetersi di abusi. Per i genitori adottivi è fondamentale poter comprendere e interpretare nel modo più corretto le modalità di relazione e gli agiti del figlio. Inoltre tale conoscenza può evitare che il genitore, involontariamente, contribuisca a creare delle situazioni di potenziale disagio nel bambino, che fungano da riattivatore traumatico a fronte delle esperienze di parenting gravemente disfunzionale vissute in passato (Vadilonga, Petoletti, 2013). Come le conseguenze dei traumi complessi sono destinate a durare nel tempo, ripresentandosi in concomitanza di snodi del ciclo vitale o di eventi particolarmente sollecitanti, così anche l’adozione e il processo riparativo collegato sono un “long life process” (Brodzinsky et al, 1993), che incide in maniera profonda sulla identità e sulla vita di tutte le parti del triangolo adottivo. La casistica e le esperienze cliniche riportate nel contributo sono maturate nel “Servizio specialistico di sostegno alle adozioni difficili e di intervento sulle crisi adottive” aperto dal CTA da più di dieci anni. Il servizio interviene attraverso modalità innovative di sostegno, ad esempio attraverso le tecniche di videofeedback, nelle adozioni che presentano elementi di rischio e di terapia nelle situazioni di crisi conclamata. In questi anni abbiamo sostenuto l’apertura in altre parti d’Italia di analoghi servizi, ma mi sento di poter dire che si rende assolutamente indispensabile formare centri ed équipe, in grado di intervenire con specificità e competenza in tutte le fasi critiche dell’adozione.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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Agnetti G., Barbato A., Rangone G., Vadilonga F. (2014), “Verso un modello di terapia sistemica integrato con la teoria dell’attaccamento” in Terapia Familiare, 106, pp.41-71
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Brodzinsky D.M,. Schechter M.D., Marantz Henig R., Being Adopted. Anchor Books. New York, 1993
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Brodzinsky D.M., Palacios J., Psychological Issues in Adoption: Research and Practice. Praeger, 2005
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Bronfenbrenner U., Ecological Systems Theory. Jessica Kingsley Publisher. London, 1992
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Dallos R., Attachment Narrative Therapy: Integrating Systemic, Narrative and Attachment Approaches. Open University Press, 2006
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Fonagy P., Target, M. Attaccamento e funzione riflessiva. Raffaello Cortina, Milano, 2001
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Malacrea M. Trauma e riparazione. Raffaello Cortina, Milano, 1998
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Malacrea M., Lorenzini S., Bambini abusati. Raffaello Cortina, Milano, 2002
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Malacrea M., Curare i bambini abusati, Cortina Editore, Milano, 2018
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Stovall, K.C., Dozier, M. “Infants in foster care. An Attachment theory perspective”in Adoption Quarterly, 2, pp.55-88, 1998
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Vadilonga F., (a cura di) Curare l’adozione. Modelli di sostegno e presa in carico della crisi adottiva. Raffaello Cortina. Milano, 2010
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Vadilonga F., Petoletti S., (2013), “Bambini maltrattati e abusati in adozione” in Maltrattamento e Abuso all’Infanzia,.3, pp.59-87, 2013
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Van der Kolk B. Il corpo accusa il colpo. Mente, corpo e cervello nell’elaborazione delle memorie traumatiche, Raffaello Cortina, Milano, 2015